martedì 24 marzo 2009

Reale:

Inizio col dire che sono nato a Napoli, circa 13 anni fa in un ospedale di cui non ricordo il nome.
Non so precisamente come i miei si siano conosciuti e mai mi è interessato saperlo, o magari è che mi ha sempre annoiato domandarglielo. Ad ogni modo dopo cinque anni dalla nascita di mio fratello nacqui io e sono stato l’ultimo dei figli.
La mia infanzia non me la ricordo proprio bene, ricordo che a due anni ho cambiato casa e sono venuto a vivere nel quartiere in cui vivo tutt’ora. Quand’ero piccolo non mi andava mai di andare
all’asilo e facevo il pazzo per non entrare in classe, non so perché facevo così ma penso che non ci sia niente di strano, per tutti i bambini è così, per quelli che hanno la possibilità di andare all’asilo dico.
Finito l’asilo sono cominciate le elementari e mi ricordo ancora perfettamente il primo giorno di scuola. Mi sedetti accanto ad un bambino grosso e biondo, tipo quelli che si vedono nei film per bambini. Ero molto timido ed infatti lui fu il primo a presentarsi. Ricordo ancora che c’era un bambino, ridardato o come volete chiamarlo voi, che piangeva da pazzi. Essendo piccolo mi impaurii perché sembrava una scena di un film, con un bimbo che perdeva la mamma, anche se non fu quello che realizzai in quel momento.
Le elementari sono probabilmente il periodo in cui si formano le basi del carattere di un bambino, e io le basi ce le avevo forti perché quand’ero piccolo, sette-otto anni intendo, mi sono successe tante di quelle cose che neanche vi sto a raccontare, perché sono quel tipo di cose che uno può solo vivere e non raccontare… anche se ogni tanto fa bene sfogarsi e tutto, ogni tanto fa bene anche tenersi le cose dentro, non dico che non le si deve dire mai, intendo che qualche volta si pensa che nessuno può mai capire quello che provi.


Immaginaria:

Non ho mai creduto alla storia della mamma che rimane incinta inconsapevolmente, anche se ben consapevole di quello che faceva. Vi domanderete perché faccio discorsi del genere ma so che già avete capito il perché, ebbene sì non ho avuto un padre, sono nato dal rapporto di mia madre con un tizio che non conosco e non intendo conoscere, per ora.
Mia madre però quand’ero piccolo non mi ha mai fatto mancare niente, e a me non mancava la figura paterna e lo dico, perché voglio fare il duro, perché preferisco essere duro anziché vittima.
La vita mi ha insegnato già da piccolo che non ci si deve abbattere, anche quando per forza di cose lo si fa. E non è una lezione di vita né niente, credo solo che se la vita deve sbatterti una porta in faccia lo fa senza scrupoli, e quindi senza scrupoli io cerco un’altra porta, forse è difficile e complesso capire la mia “filosofia” di vita, ma sinceramente non mi va di essere capito, ho sempre cercato di essere diverso dagli stereotipi comuni e quindi mi piace essere così come sono, incompreso magari.
Dopo questa lunga parentesi comincio col raccontarvi come è stata la mia vita all’interno della scuola…
Quando nacqui mia madre era minorenne, aveva 15 anni, e io fui sbattuto in un collegio, e lì trascorsi parte della mia infanzia. Lì c’era gente che ne aveva passate di tutti i colori, non solo i bambini orfani ma anche quelli più grandi che si trovavano là dentro. Ricordo un episodio di quando avevo 8 anni o giù di lì, mi misi a parlare con un ragazzo di circa 15 anni, mi raccontò la sua vita e non capivo cosa stava raccontandomi, ma ero quasi stupito, colpito, o addirittura sbalordito, perché lui raccontava quella sua storia con rabbia, disprezzo ma allo stesso tempo con paura, timore ed io mentre parlava mi misi a piangere. Cristo santo. Ricordo perfettamente quella scena e ancora adesso mentre la racconto mi vengono i brividi. Lui provò a consolarmi e tutto il resto ma io non ne volli sapere niente e scappai nella camera in cui dormivo, non so perché lo feci però so che quel ragazzo mi fece proprio tenerezza e quando smisi di piangere uscìi dalla stanza e lo andai a cercare, però non lo trovai. Ancora adesso ho il rimosso di non essermi riuscito a scusare con lui, e so che probabilmente non c’è niente di cui scusarsi ma ancora adesso mi piacerebbe farlo…

Francesco Saturno

5 commenti:

  1. Secondo me,la storia immaginaria è la più bella, perchè a sentirla fa venire i brividi.
    Anche se molte persone vivono veramente vite come questa che ha raccontato Francesco Saturno.

    Deborah Presutto

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  2. La storia più immaginaria e la piu bella sicuramente il premio sarà tuo.
    tutta questa fantasia non e l'avrei per fare un raccoto così lungo e allo stesso tempo impressionante.
    Certe persone hanno questa esperienza di vita come ci ha immaginato e raccontato la soria di Francesco Saturno.
    ti faccio i miei complimenti perchè poche persone riescono a scrivere in questo modo :ordinato,il linguaggio parlato è corretto e tanta ma tanta di quella fantasia e immaginazione.
    Ancora bravo

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  3. Amore sei stato bravissimo kisss............

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  4. Queste storie sono magnifiche sei stato bravissimo Checco. Bravissimooooooooooooooooooooooooooooooo

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