Cari ragazzi,
vivacizzate il blog con i vostri commenti e le vostre creazioni. Leggete e commentate gli scritti dei vostri compagni!
Le Profffffff.
martedì 31 marzo 2009
martedì 24 marzo 2009
Autobiografia: La scuola
Elena Gianini Belotti, Pimpì oselì, Milano Feltrinelli 2002
Come ci si comportava a scuola
Gli scolari sono sessanta, come nelle altre classi. Il primo giorno di scuola la maestra ha assegnato i posti nei banchi, in ordine crescente di altezza: nella fila di sinistra le femmine, in quella di destra i maschi… In un angolo sul fondo, contro il muro, c’è il banco degli asini, nell’ultima fila i ripetenti
La signorina maestra passeggia su e giù per la classe e lascia dietro di sé una scia profumata di gelsomino. E’ bella la maestra, agile, snella, si muove di slancio, i polpacci frementi, come se fosse sempre sul punto di spiccare una corsa…
Per giorni e giorni spiega come ci si comporta a scuola: si entra senza far chiasso e con la bocca chiusa, si ripone la cartella sotto il ripiano del banco, ci si siede composti, le mani in prima ben distese e una accanto all’altra e si resta fermi e zitti. Lei sta ritta sulla cattedra, la mano sinistra sullo stomaco, la destra a mezz’aria sulla fronte – si deve sentire volare una mosca, dice – in attesa di dare inizio, con il segno della croce, alla preghiera del mattino.
All’appello si risponde “presente”scattando in piedi e alzando il braccio destro. Tutti confondono la destra con la sinistra, lei si ostina invano ogni giorno a farli esercitare perché arrivino a distinguere un braccio dall’altro. Insegna anche la buona creanza: quando la maestra entra in classe, ci si alza in piedi tutti insieme, si aspetta che ordini: seduti! E si risponde: grazie.(…)
I craponi che vengono a scuola solo per scaldare il banco, fanno scena muta all’interrogazione, si ostinano a parlare in dialetto,prendono insufficiente nei compiti o si addormentano mentre la maestra spiega, vengono esiliati nel banco degli asini. (…) Quando si arrabbia con chi fa chiasso, fa il burattino , parla col compagno di banco, allunga sberle che spellano la faccia – le levate dalle mani,voi, le sberle, grida. Più spesso usa appendere sulle spalle del colpevole un cartello con scritto : “asino” e lo manda in giro per la classe: i compagni sono autorizzati a ridere di lui finché la maestra non dice basta.
Domenico Starnone, Solo se interrogato, Milano Feltrinelli 2002
Autobiografia della vita scolastica
Andare a scuola fu per me innanzitutto un’espulsione subdola e violenta dalle pareti domestiche. Cominciai con qualche sortita in quello che all’epoca si chiamava asilo. Ricordo di quel posto solo il senso di abbandono , il panierino con le scodelle unte e i pianti che mi facevo senza strepiti, senza smanie, immobile, mentre certe bambine senza lacrime mi pettinavano e mi fermavano i capelli con le loro mollette.
Poi passai alle elementari. Il primo giorno di scuola nitidamente anticipato da lunghi preparativi domestici: mia madre mi cucì una cartella di tela grigia; mio padre ci dipinse da un lato un Pinocchio. Ma con quella cartella anomala dovetti apparire così diverso, che l’esperienza del primo giorno delle elementari è sintetizzata, nella memoria, soltanto da un forte desiderio di invisibilità. L’invisibilità più a portata di mano mi dovette sembrare subito il rispetto assoluto delle norme imposte dalla maestra. Infatti dopo le prime punizioni, dovute non al cattivo carattere, ma all’inesperienza, abituai il corpo all’immobilità nel banco, la bocca al silenzio e il cervello a pensare solo ciò che la scuola mi diceva di pensare. Da questo i maestri dedussero che avevo una particolare attitudine allo studio.
Mi convinsi presto che andare a scuola significava vivere annullandosi. Più facevi finta di non esserci, più ti lodavano con nomignoli e diminutivi.
Come ci si comportava a scuola
Gli scolari sono sessanta, come nelle altre classi. Il primo giorno di scuola la maestra ha assegnato i posti nei banchi, in ordine crescente di altezza: nella fila di sinistra le femmine, in quella di destra i maschi… In un angolo sul fondo, contro il muro, c’è il banco degli asini, nell’ultima fila i ripetenti
La signorina maestra passeggia su e giù per la classe e lascia dietro di sé una scia profumata di gelsomino. E’ bella la maestra, agile, snella, si muove di slancio, i polpacci frementi, come se fosse sempre sul punto di spiccare una corsa…
Per giorni e giorni spiega come ci si comporta a scuola: si entra senza far chiasso e con la bocca chiusa, si ripone la cartella sotto il ripiano del banco, ci si siede composti, le mani in prima ben distese e una accanto all’altra e si resta fermi e zitti. Lei sta ritta sulla cattedra, la mano sinistra sullo stomaco, la destra a mezz’aria sulla fronte – si deve sentire volare una mosca, dice – in attesa di dare inizio, con il segno della croce, alla preghiera del mattino.
All’appello si risponde “presente”scattando in piedi e alzando il braccio destro. Tutti confondono la destra con la sinistra, lei si ostina invano ogni giorno a farli esercitare perché arrivino a distinguere un braccio dall’altro. Insegna anche la buona creanza: quando la maestra entra in classe, ci si alza in piedi tutti insieme, si aspetta che ordini: seduti! E si risponde: grazie.(…)
I craponi che vengono a scuola solo per scaldare il banco, fanno scena muta all’interrogazione, si ostinano a parlare in dialetto,prendono insufficiente nei compiti o si addormentano mentre la maestra spiega, vengono esiliati nel banco degli asini. (…) Quando si arrabbia con chi fa chiasso, fa il burattino , parla col compagno di banco, allunga sberle che spellano la faccia – le levate dalle mani,voi, le sberle, grida. Più spesso usa appendere sulle spalle del colpevole un cartello con scritto : “asino” e lo manda in giro per la classe: i compagni sono autorizzati a ridere di lui finché la maestra non dice basta.
Domenico Starnone, Solo se interrogato, Milano Feltrinelli 2002
Autobiografia della vita scolastica
Andare a scuola fu per me innanzitutto un’espulsione subdola e violenta dalle pareti domestiche. Cominciai con qualche sortita in quello che all’epoca si chiamava asilo. Ricordo di quel posto solo il senso di abbandono , il panierino con le scodelle unte e i pianti che mi facevo senza strepiti, senza smanie, immobile, mentre certe bambine senza lacrime mi pettinavano e mi fermavano i capelli con le loro mollette.
Poi passai alle elementari. Il primo giorno di scuola nitidamente anticipato da lunghi preparativi domestici: mia madre mi cucì una cartella di tela grigia; mio padre ci dipinse da un lato un Pinocchio. Ma con quella cartella anomala dovetti apparire così diverso, che l’esperienza del primo giorno delle elementari è sintetizzata, nella memoria, soltanto da un forte desiderio di invisibilità. L’invisibilità più a portata di mano mi dovette sembrare subito il rispetto assoluto delle norme imposte dalla maestra. Infatti dopo le prime punizioni, dovute non al cattivo carattere, ma all’inesperienza, abituai il corpo all’immobilità nel banco, la bocca al silenzio e il cervello a pensare solo ciò che la scuola mi diceva di pensare. Da questo i maestri dedussero che avevo una particolare attitudine allo studio.
Mi convinsi presto che andare a scuola significava vivere annullandosi. Più facevi finta di non esserci, più ti lodavano con nomignoli e diminutivi.
Irreale:
Sono le 6:30 del mattino del 23 febbraio 1996, il tempo è sereno, e un altro bimbo, IO, è venuto al mondo, qui a Napoli.
Io sono il primogenito della mia famiglia , ma sono anche il primo nipote di 2 nonne.
Tutti i miei familiari aspettavano fuori la porta la notizia della mia nascita.
Mia madre aveva 18 anni, e quando si svegliò mi trovò in una culla vicino al suo letto.
Per tutto il giorno mia nonna rimase in ospedale vicino a mia madre per darle una mano, ma anche per vedere quanto ero bello (prima , ora non più).
Lo stesso giorno tutti i miei zii vennero a ’’conoscermi di persona ’’ , ma anche a dare gli auguri a mia madre.
Questo è quanto mi ha raccontato mia madre della mia nascita, ma l’unica cosa che mi sono dimenticato di domandarle è se mio padre mi avesse visto quando sono nato.
Gennaro Puccinelli
Sono le 6:30 del mattino del 23 febbraio 1996, il tempo è sereno, e un altro bimbo, IO, è venuto al mondo, qui a Napoli.
Io sono il primogenito della mia famiglia , ma sono anche il primo nipote di 2 nonne.
Tutti i miei familiari aspettavano fuori la porta la notizia della mia nascita.
Mia madre aveva 18 anni, e quando si svegliò mi trovò in una culla vicino al suo letto.
Per tutto il giorno mia nonna rimase in ospedale vicino a mia madre per darle una mano, ma anche per vedere quanto ero bello (prima , ora non più).
Lo stesso giorno tutti i miei zii vennero a ’’conoscermi di persona ’’ , ma anche a dare gli auguri a mia madre.
Questo è quanto mi ha raccontato mia madre della mia nascita, ma l’unica cosa che mi sono dimenticato di domandarle è se mio padre mi avesse visto quando sono nato.
Gennaro Puccinelli
Irreale:
la mia vita…
Sono venuta al mondo circa 13 anni fa a Londra. La mia è una delle famiglie più ricche di tutto il Regno Unito.
Strana storia la mia, nessuno si aspettava la mia nascita, è stata una sorpresa, una sommossa in famiglia……… mio padre rimase senza parole dopo che venne a sapere che la moglie,mia madre, aveva messo al mondo un’altra ragazzina buffa e graziosa…. All’inizio era un po’ perplesso su di me, poi quando mi vide gli si sciolse il cuore………
Per le mie 4 sorelle è stato come giocare con le bambole, mi prendevano come un giocattolo e dicevano che ero la loro “piccolina” ormai si erano scocciate delle bambole ..avevano me.
Quando gli anni incominciarono a passare le mie sorelle si allontanarono sempre di più da me perché ero diventata la preferita dei miei genitori e tutto e tutti erano sotto il MIO dominio,,, poi i miei genitori si accorsero del mio carattere insopportabile e odioso e decisero di chiudermi in un manicomio…………. All’età di 10 anni mi rinchiusero in un collegio ad Oxford e da allora non ho saputo più niente dei miei familiari, ho dovuto imparare a cavarmela da sola, sono diventata molto sospettosa, avevo paura del mondo dopo che la mia famiglia mi aveva abbandonato, mi sentivo sola e indifesa, per colpa del mio carattere aggressivo, non avevo amici, non avevo mai provato emozioni, non avevo mai pianto, per me i sentimenti non esistevano.
All’età di 19 anni uscii dal collegio per ritornare a Londra e trovarmi una nuova casa e magari nuovi amici. Non avevo mai visto una vera e propria città perché non ero mai uscita dal collegio, la cosa che mi feriva di più era vedere le famiglie felici:LE ODIAVO!
Ci fu in periodo in cui uscivo solo ed esclusivamente di notte per sballare sul serio e andare a ballare in qualche discoteca per poi trovarmi a dormire su qualche panchina del parco a fianco al “night house”. Vi starete chiedendo sicuramente come facessi a pagare tutte quelle serate che passavo in discoteca … E’ andata così : quando tornai dal viaggio e trovai casa nel centro di Londra un tizio mi urtò con la macchina e mi chiese se volevo che mi pagasse i danni, ma io gli risposi che non c’era problema anche perché non avevo voglia di farmi notare molto,allora lui insistette per farmi visitare la sua discoteca e mi fece un pass per entrare e uscire senza pagare. Diventammo amici e ora per me quella discoteca e tutte le persone che ci lavorano dentro significano molto!!... Ritorniamo a noi: stavamo dicendo delle serate… una sera stavo tornando dalla discoteca senza aver bevuto né aver assunto sostanze, stavo camminando per il parco e all’improvviso mi successe l’inaspettato. un bel tipo mi si avvicina, l’aspetto era quello di un bell’uomo; mi invita ad andare a fare un giro nella sua limusine nera, io accetto senza farmelo ripetere più volte, ero stanchissima avrei dato qualsiasi cosa pur di farmi accompagnare a casa: non avevo soldi stavo a secco.
Entrati nell’auto il tipo disse che si chiamava Raffaele, lo conoscevo di nome, ma non credevo fosse proprio lui, il magnifico Raffaele che tutti conoscevano, lui mi fece varie domande ma io non sapevo cosa rispondere ero imbarazzata e stanchissima per parlare, la sua voce era così dolce e soave che mi addormentai senza che lui se ne accorgesse . Arrivammo a casa e sentii che qualcuno mi aveva preso in braccio ma non ero in me per oppormi, mi poggiò sul letto e la notte passò in un batter d’occhio. Il giorno dopo Raffaele mi portò la colazione a letto: la stanza era magnifica tutta illuminata dalla luce che scorgeva dalle finestre, la stanza era enorme si può dire che la sua stanza era grande quanto tutta casa mia , rimasi stordita da tutte quelle attenzioni ma le sorprese non finirono , lui mi chiese se io volevo sposarlo. Tutto ad un tratto la mia vita mi passò davanti e senza pensarci su gli dissi di si ero contentissima. Qualche mese dopo ci furono le nozze e la mia vita cambiò da così a così !! dalla nostra storia nacquero 3 bambini e finalmente potei avere una famiglia tutta mia.
Alessandra Castiello
la mia vita…
Sono venuta al mondo circa 13 anni fa a Londra. La mia è una delle famiglie più ricche di tutto il Regno Unito.
Strana storia la mia, nessuno si aspettava la mia nascita, è stata una sorpresa, una sommossa in famiglia……… mio padre rimase senza parole dopo che venne a sapere che la moglie,mia madre, aveva messo al mondo un’altra ragazzina buffa e graziosa…. All’inizio era un po’ perplesso su di me, poi quando mi vide gli si sciolse il cuore………
Per le mie 4 sorelle è stato come giocare con le bambole, mi prendevano come un giocattolo e dicevano che ero la loro “piccolina” ormai si erano scocciate delle bambole ..avevano me.
Quando gli anni incominciarono a passare le mie sorelle si allontanarono sempre di più da me perché ero diventata la preferita dei miei genitori e tutto e tutti erano sotto il MIO dominio,,, poi i miei genitori si accorsero del mio carattere insopportabile e odioso e decisero di chiudermi in un manicomio…………. All’età di 10 anni mi rinchiusero in un collegio ad Oxford e da allora non ho saputo più niente dei miei familiari, ho dovuto imparare a cavarmela da sola, sono diventata molto sospettosa, avevo paura del mondo dopo che la mia famiglia mi aveva abbandonato, mi sentivo sola e indifesa, per colpa del mio carattere aggressivo, non avevo amici, non avevo mai provato emozioni, non avevo mai pianto, per me i sentimenti non esistevano.
All’età di 19 anni uscii dal collegio per ritornare a Londra e trovarmi una nuova casa e magari nuovi amici. Non avevo mai visto una vera e propria città perché non ero mai uscita dal collegio, la cosa che mi feriva di più era vedere le famiglie felici:LE ODIAVO!
Ci fu in periodo in cui uscivo solo ed esclusivamente di notte per sballare sul serio e andare a ballare in qualche discoteca per poi trovarmi a dormire su qualche panchina del parco a fianco al “night house”
Entrati nell’auto il tipo disse che si chiamava Raffaele, lo conoscevo di nome, ma non credevo fosse proprio lui, il magnifico Raffaele che tutti conoscevano, lui mi fece varie domande ma io non sapevo cosa rispondere ero imbarazzata e stanchissima per parlare, la sua voce era così dolce e soave che mi addormentai senza che lui se ne accorgesse . Arrivammo a casa e sentii che qualcuno mi aveva preso in braccio ma non ero in me per oppormi, mi poggiò sul letto e la notte passò in un batter d’occhio. Il giorno dopo Raffaele mi portò la colazione a letto: la stanza era magnifica tutta illuminata dalla luce che scorgeva dalle finestre, la stanza era enorme si può dire che la sua stanza era grande quanto tutta casa mia , rimasi stordita da tutte quelle attenzioni ma le sorprese non finirono , lui mi chiese se io volevo sposarlo. Tutto ad un tratto la mia vita mi passò davanti e senza pensarci su gli dissi di si ero contentissima. Qualche mese dopo ci furono le nozze e la mia vita cambiò da così a così !! dalla nostra storia nacquero 3 bambini e finalmente potei avere una famiglia tutta mia.
Alessandra Castiello
REALE
Sono nato 12 anni fa a San Giorgio in un ospedale molto spazioso.
Quando sono nato c’erano molti miei familiari ad aspettare la mia nascita, per lo meno cosi mi hanno detto i miei genitori. Dopo 2 o 3 giorni di ricovero ospedaliero siamo andati a casa a Portici.
Qualche domenica dopo mi hanno portato a casa di mia nonna e mi hanno fatto tutti una gran festa, si sono messi a ridere e giocare.
Dopo un anno ho iniziato a gattonare, la cosa buffa è che mi sono messo a camminare presto e a parlare tardi, a 3 anni, e la prima parola che ho detto è stata “biscotto”.
Un evento divertente per me, ma non per mia madre, fu che a 2 anni stavo iniziando a colorare e ci stavo prendendo gusto allora mia madre mi ha comprato molti pennarelli, pastelli,ecc .Una volta però mi lasciò da solo nella sala da pranzo e disegnai sul muro un treno enorme. Lei si disperò, mentre io ridevo.
A 3 anni mi dovetti trasferire da Portici perché mia madre lavorava a Napoli, era incinta e voleva anche stare più vicina alla famiglia. Che divertimento trasferirsi. Quando mia madre non c’era io e mio padre facevamo un sacco di guai : lavavamo il pavimento a modo nostro, buttavamo un intero secchio d’acqua sul pavimento e dopo pulivamo con la scopa, meno male che mia madre non ci scopriva mai.
INVENTATO
In realtà sono nato nel 1954 e 2 scienziati venuti dal futuro mi hanno trasportato nel tempo fino al 2030. Ero il ragazzo più sfortunato del mondo perché nel 2030 il mondo era governato da un dittatore, una specie di Hitler. Di lui non si conosceva né il vero nome né l’ aspetto, si sapeva che veniva chiamato Ade e si conosceva anche il luogo in cui si riuniva con i sui soldati.
Si faceva chiamare Ade perché si credeva potente come un dio e poi perché uccideva tutte le persone che gli capitavano a tiro: ebrei o cattolici non faceva differenza, risparmiava solo chi si metteva ai sui ordini.
Nel mondo non c’era spazio per persone con libertà di parola o di credenza ma solo per burattini di un uomo immaturo che non si preoccupava della vita degli altri e ammazzava per divertimento. Le uniche persone libere erano quelle che appartenevano ad una specie di società segreta (tipo la Giovane Italia) detta l’Organizzazione. Chi veniva sospettato di farne parte, anche se era solo un parente o un amico di uno di loro, veniva torturato e alla fine ucciso in un modo disumano.
Appena portato in questo tempo mi hanno fatto studiare tutti i particolari del cosiddetto Ade e mi hanno addestrato a mentire e ad uccidere una persona di nascosto.
Ogni giorno pensavo perché io, perché proprio io.
Simone Paesano
Sono nato 12 anni fa a San Giorgio in un ospedale molto spazioso.
Quando sono nato c’erano molti miei familiari ad aspettare la mia nascita, per lo meno cosi mi hanno detto i miei genitori. Dopo 2 o 3 giorni di ricovero ospedaliero siamo andati a casa a Portici.
Qualche domenica dopo mi hanno portato a casa di mia nonna e mi hanno fatto tutti una gran festa, si sono messi a ridere e giocare.
Dopo un anno ho iniziato a gattonare, la cosa buffa è che mi sono messo a camminare presto e a parlare tardi, a 3 anni, e la prima parola che ho detto è stata “biscotto”.
Un evento divertente per me, ma non per mia madre, fu che a 2 anni stavo iniziando a colorare e ci stavo prendendo gusto allora mia madre mi ha comprato molti pennarelli, pastelli,ecc .Una volta però mi lasciò da solo nella sala da pranzo e disegnai sul muro un treno enorme. Lei si disperò, mentre io ridevo.
A 3 anni mi dovetti trasferire da Portici perché mia madre lavorava a Napoli, era incinta e voleva anche stare più vicina alla famiglia. Che divertimento trasferirsi. Quando mia madre non c’era io e mio padre facevamo un sacco di guai : lavavamo il pavimento a modo nostro, buttavamo un intero secchio d’acqua sul pavimento e dopo pulivamo con la scopa, meno male che mia madre non ci scopriva mai.
INVENTATO
In realtà sono nato nel 1954 e 2 scienziati venuti dal futuro mi hanno trasportato nel tempo fino al 2030. Ero il ragazzo più sfortunato del mondo perché nel 2030 il mondo era governato da un dittatore, una specie di Hitler. Di lui non si conosceva né il vero nome né l’ aspetto, si sapeva che veniva chiamato Ade e si conosceva anche il luogo in cui si riuniva con i sui soldati.
Si faceva chiamare Ade perché si credeva potente come un dio e poi perché uccideva tutte le persone che gli capitavano a tiro: ebrei o cattolici non faceva differenza, risparmiava solo chi si metteva ai sui ordini.
Nel mondo non c’era spazio per persone con libertà di parola o di credenza ma solo per burattini di un uomo immaturo che non si preoccupava della vita degli altri e ammazzava per divertimento. Le uniche persone libere erano quelle che appartenevano ad una specie di società segreta (tipo la Giovane Italia) detta l’Organizzazione. Chi veniva sospettato di farne parte, anche se era solo un parente o un amico di uno di loro, veniva torturato e alla fine ucciso in un modo disumano.
Appena portato in questo tempo mi hanno fatto studiare tutti i particolari del cosiddetto Ade e mi hanno addestrato a mentire e ad uccidere una persona di nascosto.
Ogni giorno pensavo perché io, perché proprio io.
Simone Paesano
Io sono una particella d’acqua , ho due sorelle e vivo in una bottiglia d’acqua Lete. Sono nato il 4 maggio 1998 e ho perso mio zio quando un umano ha bevuto l’acqua .
Ho 10 anni e sono una particella cresciuta, io vado in una scuola che si chiamaCaduti di via Lete . Mia madre si chiama bollicina mentre mio padre si chiama San benedetto ,mia sorella si chiama Prata, io mi chiamo effervescenza, ho molti amici a scuola. Gioco bene ad acquaball e mi piacerebbe giocare nella Ferrarelle per diventare come il mio mito minerale (Maradona) per vincere la bottiglia d’oro e giocare nella nazionale italiana di acquaball. Ho fatto recentemente un corso che si chiama bon in qui visitiamo blog per condividere opinioni sull’ acqua, se è più buona gassata o naturale?
Molti miei parenti sono morti a causa degli umani , mio nonno, mio zio sono morti per gli umani non sanno fare altro che berci.
Mario Verrusio
Ho 10 anni e sono una particella cresciuta, io vado in una scuola che si chiamaCaduti di via Lete . Mia madre si chiama bollicina mentre mio padre si chiama San benedetto ,mia sorella si chiama Prata, io mi chiamo effervescenza, ho molti amici a scuola. Gioco bene ad acquaball e mi piacerebbe giocare nella Ferrarelle per diventare come il mio mito minerale (Maradona) per vincere la bottiglia d’oro e giocare nella nazionale italiana di acquaball. Ho fatto recentemente un corso che si chiama bon in qui visitiamo blog per condividere opinioni sull’ acqua, se è più buona gassata o naturale?
Molti miei parenti sono morti a causa degli umani , mio nonno, mio zio sono morti per gli umani non sanno fare altro che berci.
Mario Verrusio
Reale
La mia nascita …
Era il 06/12/1995 quando verso le 6.30 del pomeriggio, dopo tante ore di travaglio si sentì un piccolo pianto dolce ma inconfondibile!!! Quel pianto era il mio.
Mi chiamo Mariagrazia, ho 13 anni, vivo a Napoli la città in cui sono nata. Ebbene si, la mia nascita è avvenuta nell’ospedale di Napoli il Loreto mare, in via Marina.
Quando nacqui, dissero a mia madre che era appena arrivata al mondo una bimba: dolce, buona e tranquilla…. Queste caratteristiche mia madre non le ha mai più viste in me! Forse non è proprio così o meglio mia madre pensa che io sia dolce, buona e tranquilla… però dice che questi lati del mio carattere li lascio spesso da parte.
La mia nascita era un po’ inaspettata o meglio non credevano di essere pronti, anche se mia madre è sempre stata convinta di essere pronta, suo marito non lo era! Lui diceva di essere giovane e di non volersi rovinare la vita con una cosa accaduta per caso!
Ma nonostante tutto sono una ragazza che ha avuto l’amore più grande e più bello che una persona potesse sperare di ricevere! Perché accanto a me ci sono stati sempre mia madre, mia nonna, i miei zii e le mie zie! E tutti con grande impegno e grande amore hanno saputo trasmettermi grandi e buoni principi di vita!
Verso l’età di 6 anni ho incontrato la persona più buona, generosa,dolce,apprensiva,comprensiva e un po’ testarda! Proprio come me! lui è mio padre, si chiama Rosario,ha 40 anni, ed è un commerciante di mobili! Io e lui abbiamo sempre avuto un feeling, anche quando non sapevo ancora che lui sarebbe stata la persona più importante della mia vita, nei suoi occhi leggevo il mio futuro! Dopo un po’ di tempo incominciai a capire che non sapevo fare a meno di lui! E allora mia madre mi disse che lui sarebbe stato il mio futuro papà! Quando me lo disse sono stata contentissima… finalmente avevo una figura paterna accanto a me… anche se mia madre non mi ha mai fatto mancare niente io sentivo la mancanza di un uomo accanto a me e a mia madre! Da allora sono passati 7 anni e ora dopo tanto tempo finalmente si sposano! Il 30/04/2009 è,sarà e resterà la data più importante della vita di mia madre e quindi della mia! Perché non c’è cosa più bella e soddisfacente che vedere la persona più importante della propria vita, contenta e anche solo per un momento con lo sguardo spensierato!
Mariagrazia Del Prete
La mia nascita …
Era il 06/12/1995 quando verso le 6.30 del pomeriggio, dopo tante ore di travaglio si sentì un piccolo pianto dolce ma inconfondibile!!! Quel pianto era il mio.
Mi chiamo Mariagrazia, ho 13 anni, vivo a Napoli la città in cui sono nata. Ebbene si, la mia nascita è avvenuta nell’ospedale di Napoli il Loreto mare, in via Marina.
Quando nacqui, dissero a mia madre che era appena arrivata al mondo una bimba: dolce, buona e tranquilla…. Queste caratteristiche mia madre non le ha mai più viste in me! Forse non è proprio così o meglio mia madre pensa che io sia dolce, buona e tranquilla… però dice che questi lati del mio carattere li lascio spesso da parte.
La mia nascita era un po’ inaspettata o meglio non credevano di essere pronti, anche se mia madre è sempre stata convinta di essere pronta, suo marito non lo era! Lui diceva di essere giovane e di non volersi rovinare la vita con una cosa accaduta per caso!
Ma nonostante tutto sono una ragazza che ha avuto l’amore più grande e più bello che una persona potesse sperare di ricevere! Perché accanto a me ci sono stati sempre mia madre, mia nonna, i miei zii e le mie zie! E tutti con grande impegno e grande amore hanno saputo trasmettermi grandi e buoni principi di vita!
Verso l’età di 6 anni ho incontrato la persona più buona, generosa,dolce,apprensiva,comprensiva e un po’ testarda! Proprio come me! lui è mio padre, si chiama Rosario,ha 40 anni, ed è un commerciante di mobili! Io e lui abbiamo sempre avuto un feeling, anche quando non sapevo ancora che lui sarebbe stata la persona più importante della mia vita, nei suoi occhi leggevo il mio futuro! Dopo un po’ di tempo incominciai a capire che non sapevo fare a meno di lui! E allora mia madre mi disse che lui sarebbe stato il mio futuro papà! Quando me lo disse sono stata contentissima… finalmente avevo una figura paterna accanto a me… anche se mia madre non mi ha mai fatto mancare niente io sentivo la mancanza di un uomo accanto a me e a mia madre! Da allora sono passati 7 anni e ora dopo tanto tempo finalmente si sposano! Il 30/04/2009 è,sarà e resterà la data più importante della vita di mia madre e quindi della mia! Perché non c’è cosa più bella e soddisfacente che vedere la persona più importante della propria vita, contenta e anche solo per un momento con lo sguardo spensierato!
Mariagrazia Del Prete
Iscriviti a:
Post (Atom)